Pensate ad una tempesta di sole in una quieta mattinata di luce bionda, pensate all’ossimoro soave del sud: i tramonti che precedono le nottate oniriche ed i sogni che determinano gli eventi nella vita di alcuni uomini. Ed ecco il sogno di Augusto Cantele, uno dei primi enologi in Puglia capace di concepire ed ottenere lo Chardonnay contemporaneo.
Un vino che diventa lo specchio del terroir che lo ospita, profondamente diverso da quello coltivato altrove, nato come vino sfuso che inizialmente svolgeva ruolo base per i vini del Nord Italia. Tant’è che la sua storia somiglia vagamente ad un’acrobazia, qualcosa che riesce soltanto a chi si allena a cercare e poi sospendere in un gesto, in questo caso in un vino, un equilibrio altrimenti impossibile.
Ed è grazie a questo paziente esercizio da sognatori che la lirica dello Chardonnay firmato Cantele si è distinta. Così da sviluppare un’identità, come un profilo inconfondibile in una fotografia che ritrae più volti. Identità di un vino che è riuscito a conquistare il White Wine of The Year al Challenge della prestigiosa fiera di Londra negli anni novanta. Da allora, questo Chardonnay, canta la sua storia calda di Salento nei calici.